Agliè (TO) |
Il Castello, nato come rocca difensiva nel XII sec., fu trasformato a partire dal 1650, per desiderio di Filippo di San Martino d'Agliè e in seguito con altre ristrutturazioni, nella magnifica residenza usufruita dai Savoia fino al 1939 quando fu venduto allo Stato Italiano. Vastissimo è il parco del Castello attraversato da 7 km di viali e sentieri ed ornato con alberi centenari, fontane e sculture tra cui spicca l'Esedra con le statue del Po, dei torrenti Orco, Malone e della Dora Baltea; bellissimo è anche (nella stagione giusta) il Giardino all'Italiana, la Chiesa di Santa Marta, gioiello di arte barocca eretta nel 1760 su disegno di Costanzo Michela, famosa per le linee curve del suo perimetro esterno, per il campanile triangolare, per la originalissima pianta interna che ricorda una damina del '700, per gli altrettanto originali stucchi dell'interno tra i più aggraziati di tutto il settecento piemontese.
Degne di una visita la Chiesa Parrocchiale con un altare dello Juvarra; la Chiesa di San Gaudenzio dove è sepolto il poeta Guido Gozzano; la Chiesetta di Sant'Anna risalente al 1650 e nelle frazioni la Chiesa di Madonna delle Grazie, progettata da Costanzo Michela, conosciuta come "I tre Cioché", perchè adornata da due campanili ed una cuspide; il Santuario di Santa Maria della Rotonda, a pianta circolare, probabilmente costruita su un tempio romano dedicato a Diana. Agliè offre inoltre altri scorci incantevoli come gli antichi portici del centro e delle vie del borgo o il silenzio e il verde del laghetto della Gerbola e delle passeggiate intorno al muro di cinta del parco. Centro commerciale e turistico di buona affluenza, specie dopo le riprese televisive della fiction "Elisa di Rivombrosa", che hanno avuto risonanza a livello nazionale, ebbe in passato anche importanza nel settore industriale, in particolare di quello del tessile partecipando a partire dal 1700 all'attività tipicamente piemontese della produzione della seta. Verso la metà del 1800 il Setificio di Aglié dava lavoro a circa 400 dipendenti. Nella seconda metà del secolo, nel 1883 sorse un'altra importante industria tessile, la stamperia Blumer che nel 1896 diventò poi la tessitura De Angeli-Frua che agli inizi della seconda guerra mondiale arriverà ad avere oltre 1500 dipendenti. Con la crisi del settore tessile chiuderà i battenti nel 1952 per essere acquistata nel 1955 dalla Olivetti che vi impiantò un'attività meccanica di alta tecnologia. Le vicende della Olivetti e del settore elettronico ha coinvolto pesantemente Aglié riducendo drasticamente il numero degli addetti; ma sussistono ancora aziende minori dei settori meccanici e elettronici.
Questi morì nel 1637 ed essendo suo figlio Carlo Emanuele II troppo giovane per la successione, la madre Cristina di Francia, figlia di Maria dei Medici ed Enrico IV, assunse la reggenza. Dal 1642, su progetto che la tradizione non documentata affida all'architetto ducale Amedeo Cognengo di Castellamonte - il famoso architetto che, fra l'altro, progettò insieme al figlio Carlo la struttura della Torino della sua epoca - venne traformato in un fastoso, imponente palazzo dove ricevere principi e regnanti, tra cui naturalmente Cristina di Francia. Morì nel 1667. Nel 1764 il feudo di Agliè venne acquistato da Carlo Emanuele III che lo diede in appannaggio al suo secondogenito Benedetto Maria Maurizio, duca del Chiablese. Questi incaricò l'architetto di corte Ignazio Birago di Borgaro di ricostruire e ampliare il castello che subì modifiche sostanziali sul lato verso la piazza. Tra il '67 e il '75 vennero costruite la galleria che collega il castello alla chiesa, la chiesa stessa col campanile che sostituì la precedente vecchia torre civica. Il Parco è il risultato di due differenti fasi, la prima settecentesca a cui risale l'Esedra della Fontana dei fratelli Collino; la seconda ottocentesca caratterizzata d adattamenti "all'inglese"; ha un'estensione di circa trenta ettari, attarversato da sette chilometri di viali e sentieri, ricco di piante centenarie. Il progetto è attribuito a Michel Bernard, per la parte settecentesca; la successiva trasformazione a Xavier Kurten. Con la morte del Re, la Regina vedova Maria Cristina di Borbone divenne l'usufruttuaria, ed alla sua morte (1849) la proprietà passò al secondogenito di Carlo Alberto: Ferdinando, Duca di Genova. Nel 1939, dopo anni di lunghe trattative con aspiranti acquirenti, i principi di Savoia-Genova vendettero allo stato il complesso del castello.
Il Conte Filippo Giuseppe di San Martino di Agliè nacque nel 1604, fu il secondo dei nove figli del Conte Giulio Cesare di San Martino d'Agliè marchese di San Germano e della moglie Ottavia Gentile.Filippo, essendo cadetto, intraprese gli studi ecclesiastici che abbandonò ben presto per dedicarsi alla carriera militare. Fu in seguito gentiluomo di camera del cardinale Maurizio di Savoia dal 1627 al 1630, quando fu nominato luogotenente nella compagnia delle Corazze del duca Vittorio Amedeo I. Quando il duca Vittorio Amedeo I morì, nel 1637, il figlio Carlo Emanuele II era troppo giovane per succedergli e quindi la madre, Maria Cristina di Francia (prima Madama Reale, figlia del re Enrico IV), assunse il potere come reggente. La sua reggenza, tra il 1637 e il 1648, divise in due fazioni la corte ducale sabauda: Principisti e Madamisti. Filippo si schierò in favore di Cristina e ne divenne il favorito, consigliere personale e Ministro di Stato. Furono soprattutto le sue doti politiche e diplomatiche che riuscirono a conservare il trono al giovane duca e l'indipendenza del Ducato. Il conte Filippo d'Agliè era anche famoso per le sue eccellenti doti artistiche, buon musicista e geniale coreografo: scrisse e diresse innumerevoli balletti per la Corte di Torino, fra i quali "Il Gridelino" e "Il Tabacco". Filippo d'Agliè morì, probabilmente nel Palazzo Reale di Torino, il 19 Luglio 1667. Fu seppellito, come da lui richiesto, nella nuda terra dell'orto del Convento del Monte dei Cappuccini. Attualmente i suoi resti riposano nel vestibolo della chiesa dei Cappuccini.
Eccellenze eno-gastronomiche I torcetti di Agliè sono una specialità artigianale della pasticceria secca piemontese: sono chiamati cosi per la loro particolare forma attorcigliata. È stato Francesco Pana a inventarli all'inizio del Novecento: nel 1938 questo pasticcere è stato nominato fornitore ufficiale della principessa Isabella Bona di Baviera di Savoia Genova. Secondo alcune fonti, le origini dei torcetti sono molto antiche: nel Settecento, nelle Valli di Lanzo, erano noti come "torchietti", biscotti di pasta di pane. Sono stati poi citati nel libro della Confetturiere Piemontesi del 1790 e, nel 1854, sono comparsi anche nel Trattato di Cucina e Pasticceria Moderna con le tre varianti di Giovanni Vialardi, aiutante cuoco di re Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II. La ricetta originale è stata quindi modificata da Francesco Pana alla fine degli anni Venti del Novecento: oggi l'impasto è molto più leggero, a forma a ferro di cavallo, con una consistenza simile a quella di un frollino e una superficie lucida, ottenuta grazie al processo di caramellizzazione.
E' un vino DOCG; le prime notizie del vitigno Erbaluce risalgono al 1606, quando viene menzionato in un suo libro da Giovan Battista Croce, gioielliere presso il duca Carlo Emanuele I. Il nome del vitigno deriva dal colore che assumono gli acini in autunno: i riflessi rosati e caldi si fanno più intensi, ambrati, nelle parti esposte al sole. Questa Doc viene prodotta in diverse tipologie: oltre a vino fermo esistono le versioni Spumante e Passito.
Nel centro storico sorge la Chiesa della Confraternita di Santa Marta, opera dell'architetto alladiese Costanzo Michela, che nel ridotto spazio disponibile per la costruzione ha realizzato un capolavoro di architettura tardo-barocca in stile piemontese. Al di fuori dell'abitato sono presenti una serie di costruzioni religiose tra cui il Santuario della Madonna delle Grazie (i tre Ciochè) altra opera del Michela che sorge alle pendici della collina nella omonima frazione delle Grazie e alta sulla cima dalla pendice di Santa Maria il Santuario della Madonna detta la Rotonda per la tipica forma circolare, la cui fondazione risale all'anno Mille. Sulla piazza prospiciente alla residenza ducale ed a esso collegato da una galleria sorge la Chiesa parrocchiale della Madonna della Neve, opera del Birago di Borgaro. Sempre ad Aglié, vicino al centro, l'antica chiesa di San Gaudenzio, in cui sono sepolti i resti mortali del poeta crepuscolare Guido Gozzano. A pochi minuti dal centro storico, verso la collina di Macugnano c'è Villa Meleto, residenza estiva del poeta che in queste terre trovò profondi motivi di ispirazione. Aglié offre inoltre altri scorci incantevoli come la fuga prospettica degli antichi portici del centro e delle vecchie vie del borgo o il silenzio e il verde del laghetto della Gerbola e delle passeggiate intorno al muro di cinta del Parco.
Via Principe Tommaso 22
Informazioni tuuristiche
Bandiera Arancione dal 2016 |