Pizzighettone (CR) |
La città murata si distingue per due particolarità uniche: una cortina muraria che lambisce per intero il Centro Storico a cavallo di un fiume (l’Adda) e mura non terrapienate (come quelle di molte altre città murate italiane) ma con al loro interno una serie di ambienti a volta di botte (le Casematte), tutte comunicanti tra loro. Un tempo alloggio dei soldati delle guarnigioni di stanza alla fortezza (ne ospitavano oltre 2000), oggi- dopo il recupero- utilizzate per eventi e manifestazioni di vario genere che richiamano ogni anno un flusso di oltre 120.000 visitatori.
L'antica città, la cui importanza è ripetutamente attestata dagli storici latini, venne in seguito distrutta e riedificata dai Galli. Conquistata dai Romani (221 a. C. - 451 d. C.), scomparve infine durante l'agonia dell'Impero.
E', appunto, a partire da quell'epoca che, complici le varie ondate di popolazioni "barbariche", il nome "Acerrae" non viene più citato mentre, in sua vece, emerge il toponimo di "Forum" (o Pizus) Juguntorum (o Diuguntorum), che Strabone attribuisce alla nuova località, ritenuta erede del precedente centro etrusco.
Grazie alla plurisecolare e favorevole collocazione sull'Adda, accentuata dall'esistenza di un porto che propiziava gli scambi commerciali e che gli consentì, in epoche successive, di godere della condizione di "borgo franco", Pizzighettone divenne, in epoca medioevale, luogo di contesa tra i Comuni di Milano e Cremona.
Furono proprio i Cremonesi, nel 1133, a dare avvio alla costruzione di un castello sulla riva del fiume, a scopo difensivo, originando quella costante connotazione militare, tipica di un caposaldo di frontiera, che accompagnerà il centro abduano fino a tempi non molto remoti.
Passato a far parte del dominio visconteo, il borgo viene cinto da una cerchia di mura in laterizio e successivamente con Francesco Sforza, dichiarato "Terra Separata", direttamente dipendente dalla Cancelleria del Duca di Milano. Ad attestare le floride condizioni economiche raggiunte da Pizzighettone (allora chiamato Piceleo) in quel periodo, restano la facciata della chiesa di San Bassiano ed il Palazzo Comunale, risalente alla seconda metà del quattrocento, salvo più tarde modifiche.
Nei primi anni del Cinquecento, dopo alterne vicende, il borgo murato, conquistato dai francesi, rimane nelle loro mani sino a quando le sorti dell'insanabile conflitto tra la Francia e la Spagna per il predominio europeo volgono decisamente a favore di quest'ultima, cui Pizzighettone apparterrà per oltre un secolo.
A siglare l'importanza strategica della piazzaforte piceleonense anche per quell'epoca resta il fatto che, proprio entro le mura del suo munito ed imprendibile castello, venne rinchiuso prigioniero dal 27 febbraio al 18 maggio 1525 il re di Francia, Francesco I di Valois, dopo la sconfitta inflittagli a Mirabello di Pavia dall'esercito del re di Spagna Carlo V d'Asburgo. Della sua permanenza in riva all'Adda, il sovrano francese serberà comunque, un buon ricordo e, tornato libero, vorrà esprimere la propria riconoscenza verso l'amico Gian Giacomo Cipelli, colto parroco di San Bassiano, inviandogli alcuni preziosi doni, tra i quali il paliotto per l'altar maggiore, pregevole opera di arazzieri parigini, ancor oggi parte del patrimonio artistico della medesima chiesa.
Il destino "marziale" di Pizzighettone non venne meno neppure durante la dominazione spagnola e fu riconfermato quando, nel XVIII e nel XIX secolo, il paese subì le successive occupazioni degli Austriaci e delle truppe napoleoniche appartenendo, infine, di nuovo all'Austria fino all'Unità d'Italia.
La costruzione di un primo fortilizio circondato da fossato risale al 1133, unitamente alla realizzazione attorno al borgo di una doppia palizzata in legno, rinforzata all'interno da un terrapieno. Con l'arrivo dei Visconti, precisamente di Bernabò, nel 1370 fu eretta, su disegno di Raffaele Trabucco, la prima cerchia di mattoni, circondata da una fossa alimentata dalle acque dell'Adda e munita di quattro porte.
Tale assetto, ad eccezione della costruzione del Rivellino per volere di Cabrino Fondulo, nel 1404, era destinato a durare fin verso la metà del Quattrocento quando, in epoca sforzesca, per contrastare un'avanzata veneziana, si rese necessario provvedere ad un potenziamento della cinta fortificata, portato a compimento sotto la direzione di Guiniforte Solari. La maggior "riforma" della struttura venne, comunque attuata dagli Spagnoli, a partire dal 1585. L'architetto bolognese Pellegrino Pellegrini inglobò il preesistente giro di mura in una nuova cinta bastionata, escluso il lato lungo il fiume, per cui attualmente la cortina muraria ha una sezione variabile da uno a tre metri, dato che anche successivamente venne irrobustita.
In età austriaca (1707-1859), dopo i notevoli interventi decisi da Carlo VI d'Asburgo, che portarono alla demolizione della cosiddetta "Gera Lodigiana" e dell'antica chiesa di San Pietro in Pirolo, poi riedificata all'interno delle mura, nel penultimo decennio del Settecento, con Giuseppe II ebbe inizio un parziale smantellamento della fortezza pizzighettonese, interrotto solo durante l'effimera occupazione napoleonica. Durante la Restaurazione, infatti, contemporaneamente alla smilitarizzazione della piazzaforte, proseguì la demolizione del castello, già molto degradato da un incendio scoppiato nel 1801.
Sulla sponda destra, la borgata di Gera conserva quasi interamente la cintura muraria, caratterizzata, qui, da spaziose casematte a volta in laterizio, sovrastate da un verde terrapieno, come sul settore meridionale pizzighettonese.
Vi rimane, pure, un'antica polveriera, simile all'altra situata sulla sponda sinistra del fiume in prossimità di Porta Soccorso. Delle antiche porte, sopravvivono oggi in buone condizioni Porta Crema, lungo il Serio, Porta Cremona Nuova, al centro del paese e Porta Soccorso, in bella posizione sulla sponda dell'Adda.
Oggi, la cerchia delle mura, aperta al pubblico, conserva intatta la sua struttura meridionale, (di cui è possibile percorrere l'itinerario esterno ed interno) e tutta la parte che dall'ingresso al centro storico (via Marconi) raggiunge il Serio Morto, costeggiandolo fino all'Adda.
Particolarmente suggestive sono le passeggiate sul cammino della ronda lungo il settore che dà sul Serio e quella in fregio al fossato (oggi prosciugato) da Porta Cremona a Porta Soccorso, che permette una visione incomparabile dell'intero tratto sud orientale della cinta. Anche l'interno, caratterizzato da una sequenza di ampie casematte a volta di botte ed intercomunicanti, presenta motivi di fascino, soprattutto nella zona del Rivellino.
Le numerose vicende storiche che costituiscono il passato di Pizzighettone ne hanno ovviamente condizionato anche lo sviluppo urbanistico, il cui volto appare oggi caratterizzato da un'impronta di sobria eleganza dell'edificato, fortunatamente poco compromesso da alterazioni recenti: il corso dell'Adda divide il centro antico in due parti, collegate da un ponte, ciascuna delle quali presenta una propria connotazione urbana. Sulla sponda sinistra, è il capoluogo vero e proprio, mentre sull'altra riva si distende la borgata di Gera.
All'interno del nucleo storico, il monumento assurto a simbolo di Pizzighettone è la Torre del Guado, sopravvissuta alla distruzione del castello, in quanto testimonianza della prigionia del re Francesco I° nel XVI secolo.
La merlata torre si erge possente a breve distanza dal ponte sull'Adda e, nelle due sale al piano terra e al primo piano, conserva lacerti di affreschi risalenti alle prime epoche del castello, che ne evidenziano il ruolo anche residenziale. La stanza al terzo piano ospita alcuni cimeli: una copia dell'armatura del re francese, una cassapanca e vari quadri alle pareti, con ritratti personaggi importanti per la storia locale, eseguiti dal Pollaroli.
Si dice che, proprio in questa stanza, il re abbia trascorso la sua prigionia.
Del distrutto Castello rimane, inoltre, la base di una torre, detta appunto "Mozza", in piazza Cavour.
Di fronte alla chiesa, si erge il Palazzo Comunale, l'antica "Domus Comunitatis", in cui si ritrovano tutti gli elementi caratteristici dell'architettura tardo-gotica, già rivestiti di una grazia rinascimentale.
Curiosità
Da Pizzighettone, facilmente raggiungibile anche in treno (stazione Ponte d’Adda) con bici a bordo, si snodano numerosi circuiti ciclabili immersi nel verde e nella natura, che si collegano anche alla fitta rete di piste ciclabili a Cavallo di due province, Cremonese e Lodigiano, tutti con straordinari scorci paesistici e naturalistici ricchi di flora e fauna, alla scoperta di luoghi incantati e veri e propri tesori, all’insegna del turismo ‘slow’. Tra le altre si ricordano: Ciclabile delle Città Murate (Pizzighettone-Soncino-Crema) che collega i due parchi regionali dell’Adda Sud e dell’Oglio Nord, con passaggio all’interno del Parco del Serio Morto; Ciclabile del Parco Adda Sud ‘Tra Adda e Po’ con possibilità di raggiungere Cremona e piazza Stradivari, salotto della città, sulle due ruote lungo l’asta del fiume Adda e fino alla confluenza con il grande fiume (Po).
Navigare a bordo della Motonave Mattei, un battello storico completamente restaurato che risale al 1912, propone un approccio alla navigazione dal sapore antico. L'itinerario prevede un giro ad anello senza fermate intermedie della durata di un'ora a cavallo tra cremonese e lodigiano. Si parte dal pontile di Pizzighettone, in località Gera. Si attraverserà il Parco Adda Sud, una porzione di fiume ricca di flora e fauna rigogliosa, per giungere poi in località Formigara e toccare Camairago (LO), dove il battello farà inversione per tornare al pontile di partenza. Sulla motonave Mattei è possibile imbarcare bici per addentrarsi nella rigogliosa natura del Parco Adda Sud e rientrare poi di nuovo al porto turistico di Pizzighettone a bordo della stessa motonave.La navigazione che può essere accompagnata da escursioni in bicicletta o a piedi, oppure arricchita da visite guidate alle "Mura".
Eccellenze eno-gastronomiche :
Informazioni Turistiche
Bandiera Arancione dal 2016
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